«Se dovessi riassumere l’essenza delle linee programmatiche del mio mandato rettorale ricorrerei alla formula secondo cui l’Università Cattolica del Sacro Cuore deve essere la migliore università per il mondo, non semplicemente la migliore università del mondo». Si è presentata con queste parole, pronunciate nel primo discorso inaugurale da rettore, la professoressa Elena Beccalli. Alla cerimonia di apertura dell’anno accademico 2024-2025, che si è svolta nell’Aula Magna dell’Ateneo venerdì 17 gennaio, sono intervenuti l’arcivescovo di Milano e presidente dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori Mario Delpini, il ministro per l’Università e la ricerca Anna Maria Bernini, il Premio Nobel per la pace 2011 Leymah Gbowee e l’economista ghanese Ernest Aryeetey. Molte le alte cariche dello Stato e le autorità religiose presenti, tra le quali il cardinale Peter Turkson.
Ma che cosa significa essere la migliore università per il mondo? Il rettore Beccalli ha individuato tre linee ideali da percorrere: «servire il sapere con uno sguardo lungo e integrale per elaborare nuovi paradigmi, far dialogare le discipline per evitare di cadere nella parcellizzazione, educare donne e uomini di valore per insegnare a riconoscere la verità. Una visione che presuppone, per la sua attuazione, il coinvolgimento dell’intera famiglia universitaria e assume una valenza più ampia perché si interseca con una generale riflessione sul presente e sul futuro del sistema universitario».
In quest’ottica, ha detto nel suo saluto il presidente dell’Istituto Toniolo, l’arcivescovo di Milano Delpini, l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore «si celebra anche come invettiva contro la banalità»...
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