Il liceo scientifico al Vida e le due lauree (triennale e magistrale) al Politecnico di Milano sono la base della carriera dell’ingegnere cremonese Luca Bertoletti. Per lui, anche un’esperienza in Cina e a Maranello in Ferrari prima di tornare a Cremona per lavorare nell’azienda di famiglia.
Quando e perché ha deciso di intraprendere questa carriera?
«Ho deciso di diventare ingegnere in quinta superiore. Avevo attitudine e passione per le materie matematiche e scientifiche ed in particolare fisica. Inizialmente ero indeciso se studiare proprio fisica o ingegneria, ma poi ho optato per la seconda per le possibilità lavorative e per sviluppare quel senso pratico che sta nel lavorare più a stretto contatto con la realtà. Ho scelto l’indirizzo elettrico su consiglio del mio professore di matematica del liceo; col senno di poi, ma all’epoca non ne ero consapevole, era già partito il processo dell’elettrificazione che ora offre un buon posizionamento».
Al di là delle competenze specifiche, cosa le ha lasciato l’università?
«Può apparire banale, ma prima di tutto tanti amici. Prima o dopo, ci si rende conto di essere circondati da persone con competenze differenti e questo può sempre essere utile. Si crea una cerchia di persone intelligenti e capaci. Infine aggiungerei anche l’attitudine al lavoro duro: in un’università come ingegneria la si porta a casa sicuramente».
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