In tutto il Cremasco
122 posti a rischio
E’ il settore metalmeccanico a pagare il conto più salato della crisi nel Cremasco. Cinque le aziende in difficoltà per un totale di 122 operai in mobilità. A questi vanno ad aggiungersi i 46 dipendenti della Koch di Bagnolo che rischiano il licenziamento. Sono 122 i dipendenti del settore metalmeccanico che rischiano il posto di lavoro in tutto il territorio cremasco. Numeri importanti che testimoniano la situazione difficile che stanno vivendo le piccole e medie imprese. Oltre ai 46 dipendenti in esubero della Koch di Bagnolo Cremasco si sono aggiunte altre cinque aziende che hanno recentemente aperto procedure di mobilità. Alla Faip Ipcleaning di Vaiano Cremasco, impresa che produce macchine industriali per la pulizia, ci sono 88 dipendenti in mobilità incentivata.
Una situazione complessa che si protrae da quattro anni, durante i quali sono stati proposti contratti di solidarietà, cassa integrazione straordinaria ed ora la mobilità per cessata attività che partirà il prossimo settembre. Attraverso la mediazione dei delegati Fiom Cgil, si spera di arrivare ad un punto d’incontro con la proprietà che potrebbe accettare l’apertura della cassa in deroga. Medesima condizione alla Ametek di Ripalta Cremasca, azienda leader nella produzione di motori elettrici con sedi nell’est Europa. L’azienda si salva grazie alle esportazioni per l’elevata qualità del prodotto cremasco. Nello stabilimento resta aperta la mobilità volontaria ed incentivata per 10 dipendenti in esubero sui 101 totali. Fino ad agosto resterà in vigore anche la cassa integrazione straordinaria per crisi che incide sul 25% delle ore di lavoro. Il recente cambio del management aziendale, passato nelle mani di una proprietà francese, ha aumentato i timori delle rappresentanze sindacali su un possibile riassetto delle strategie per lo stabilimento di Ripalta. A Crema, invece, sono 8 i dipendenti su 81 della Manni Sipre in ansia. Il gruppo, con sedi anche in Veneto, ha chiuso un reparto per la produzione di laminati d’acciaio individuando alcuni esuberi. Per i lavoratori del comparto è arrivata l’apertura della mobilità volontaria ed incentivata ma, dopo le consultazioni con la Fiom Cgil, è stato trovato un accordo che estende a tutti i reparti la mobilità. La soluzione sembra aver preso piede visto che già 4 dipendenti sono andati in pensione oppure sono stati ricollocati in altre aziende. A Castelleone preoccupa la ditta Comandulli, produttrice di macchinari per la lavorazione del marmo. Da poca è stata chiusa la cassa straordinaria e in mobilità sono finiti 6 dipendenti su 80. Anche qui 4 sono già stati ricollocati.
Qualche chilometro più in là, a Madignano, la Doppio vetro, specializzata nella realizzazione di tende da sole e zanzariere, ha aperto la mobilità per una decina di dipendenti in esubero. L’evoluzione è monitorata dai sindacati visto che in corso c’è un processo di ridimensionamento ad azienda artigiana per contenere i costi. A preoccupare maggiormente nel Cremasco resta tuttavia il caso Koch. 46 dipendenti rischiano il posto di lavoro dopo il mancato accordo tra proprietà e sindacati. È notizia di questi giorni la volontà degli operai di proseguire le trattative con l’azienda prima di giocarsi l’ultima carta al Pirellone.
Massimiliano Bosio, delegato Fiom, rivela le prossime strategie sindacali: «Chiederemo di valutare la cassa straordinaria e la mobilità volontaria o incentivata». Intanto, fanno sapere gli operai, continua anche per oggi lo sciopero degli straordinari.
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