La nomina di Voltini chiude, dunque, la lunga stagione del commissariamento (durato cinque anni). «Come avevo promesso quando mi sono insediato come Commissario - dichiara Ettore Prandini, presidente di Coldiretti Lombardia - questa lunga stagione sarebbe stata chiusa in primavera. Così è stato. Abbiamo eletto una persona autorevole, in linea con quanto Coldiretti sta portando avanti in altre province lombarde. Con questa nomina cresce il livello della classe dirigente della Coldiretti. Ritengo che sia un momento importante della vita della federazione e un passo molto significativo. Credo che l’agricoltura in provincia di Cremona abbia ancora molto da dire in tutti i settori: da quello zootecnico al cerealicolo, all’ortofrutta, dagli agriturismi all’agricoltura multifunzionale. Dobbiamo tutelare le aziende, evitare le speculazioni sui terreni, favorire i veri agricoltori e rafforzare sempre più quel rapporto con i consumatori e le istituzioni che rappresenta la carta vincente dell’azione di Coldiretti in Italia e in Lombardia».
Tre settimane fa l'importante organizzazione agricola aveva provveduto all'elezione dei rappresentanti di zona, seguita dalla nomina dei componenti del consiglio dell'assemblea che andranno ad eleggere le cariche istituzionali e quindi anche il presidente.
Presidente Coldiretti della sezione di Gussola, Voltini ha una lunga militanza nell'organizzazione. Dal 2002 Voltini è presidente del Consorzio casalasco del Pomodoro, unadelle più importanti realtà a livello europeo per la lavorazione del pomodoro, aderente a UeCoop. Voltini è anche vicepresidente del Cio, Consorzio Interregionale Ortofrutticoli. Di recente Voltini ha anche ssunto la carica di presidente del comitao Unaproa per il pomodoro da industria.
La nomina di Voltini non è stato l'unico cambiamento in casa Coldiretti. Dopo quattro anni, lascia infatti l'incarico di direttore Simone Solfanelli, che andrà a dirigere la federazione di Padova. Al suo posto arriva un lombardo, Tino Arosio, 55 anni, nato a Milano, ha già guidato le federazioni di Brescia, Como, Lecco e Verona.
Arosio, che lascia la guida della Federazione regionale delle Marche, ha iniziato la sua carriera in Coldiretti Milano nel 1979, assumendo poi via via gli incarichi di vicedirettore delle Federazione meneghina, di direttore della Coldiretti Como, della Coldiretti bresciana e, dal 2010, nuovamente di Como, assieme a Varese. Si è anche occupato di patronato e cooperazione. Dal novembre 2011 ad oggi è stato direttore della Coldiretti Marche e dal giugno 2013, sempre ad oggi, ha ricoperto anche l'incarico di direttore della federazione provinciale della Coldiretti Ancona. Simone Solfanelli, fiorentino, ha iniziato la sua carriera nella Coldiretti di Firenze e, prima di Cremona, ha guidato dal 1988 le Federazioni di Ascoli Piceno, Siena, Arezzo, Pisa, Livorno e Macerata.
«Per me è stata un’esperienza formativa in un territorio dal grande potenziale che rappresenta un pezzo importante dell’agricoltura e dell’economica lombarda. Adesso mi accingo a una nuova esperienza in una regione stimolante e in un territorio che è nel cuore produttivo del Paese» - commenta Solfanelli.
La Lombardia è una delle regioni agricole più forti d’Italia e la provincia di Cremona con il suo settore zootecnico è fra le prime come valore e numero di capi bovini e suini allevati. Per me, che sono lombardo, è un ritorno a casa e mi accingo a prendere la guida della Federazione con la volontà di impegnarmi al massimo per il bene delle aziende” spiega Arosio.
Alessandro Rossi
IL CONSORZIO CASALASCO DEL POMODORO
Rosso, succoso, ma soprattutto italiano. E sempre più proiettato verso i mercati esteri. È questo l'identikit del pomodoro di casa nostra. Il Consorzio Casalasco è un pioniere nel settore: nato nel 1977 come piccola cooperativa di produttori agricoli, si è allargato sino ad estendere la sua influenza sui mercati stranieri. Prima l'Europa, poi l'America, la Cina e ora anche il Medio Oriente. La nuova frontiera sono i mercati di Arabia Saudita e Libia. Un'espansione senza confini che ha portato il Consorzio a diventare leader del settore a livello nazionale e internazionale.
Sughi e passate vengono ora esportati in ogni parte del mondo: non solo America, ma anche Emirati Arabi, Antille, Armenia, Georgia, Giordania, Guatemala, Hong Kong, Libano, Libia, Sud Africa sino alle Bermuda. Condimenti e conserve recano diverse etichette, ma la sostanza è la stessa.
I numeri di quest'anno confermano risultati lusinghieri: con la fine dell'estate, sono stati raccolti oltre due milioni di quintali di pomodori. Nel 2012 la produzione, a causa della grande siccità, è stata leggermente inferiore a quello del 2011, ma il Consorzio ha comunque raggiunto una media di circa 750 quintali per ettaro, con una superficie complessiva dei soci diretti pari a 3.700 ettari; il quantitativo complessivo ha fatto segnare 3 milioni e 100mila quintali di pomodori freschi trasformati. Globalmente, si è registrato un aumento di superficie di settanta ettari.
Il gruppo può vantare una posizione da primato, in quanto rientra tra i primi trasformatori in Italia e addirittura in Europa. Senza dimenticare le collaborazioni avviate con industrie primarie della trasformazione e la creazione di una società propria per la commercializzazione dei prodotti negli Stati Uniti, che in soli tre anni ha raggiunto un fatturato di oltre otto milioni di dollari.
I pomodori sono tutti made in Italy, prodotti da 300 aziende del Nord Italia che aderiscono al Consorzio Casalasco. Una nota di merito spetta proprio al nostro territorio: il 65% dei produttori appartiene alla fascia cremonese, casalasca e viadanese, a cui si aggiungono numerose aziende di Mantova, Parma e Piacenza.
Il pomodoro rappresenta una delle eccellenze del territorio cremonese, punta di diamante nel comparto agroalimentare destinata a brillare sempre più anche all'estero. «A questi mercati - spiega il Presidente Paolo Voltini - è destinato circa il 60% della produzione, assai diversificata».
Il Consorzio ha quattro stabilimenti, di cui due, a Rivarolo del Re e Fontanellato, specializzati nella trasformazione del pomodoro. I suoi marchi sono in continua espansione, a partire da Pomì, che nel 2012 compie trent'anni e offre una gamma completa di derivati del pomodoro distribuiti in oltre 60 Paesi nel mondo. E ancora le zuppe Paìs, i succhi 1due3 e Swoop, la polpa La Marca Preferita, restyling di un vecchio marchio degli anni ’30 con una linea di derivati del pomodoro dal gusto retrò. «Insieme alle produzioni realizzate per altri importanti marchi italiani – prosegue Voltini -, si tratta di un ventaglio di oltre 1.100 prodotti da scaffale. Sono destinati perlopiù alle esportazioni ma ha margini di crescita anche il consumo interno».
Gli italiani, a quanto pare, riscoprono il piacere della dieta mediterranea e di un buon piatto di pasta. Complice, probabilmente, la crisi. A fronte dell'impennata dei prezzi di carne e pesce, molte famiglie riempiono il carrello con i più economici pacchi di pasta e vasetti di sugo, senza dover rinunciare alla qualità.
Il successo del pomodoro ha importanti ripercussioni sul fronte occupazionale. Ai 700 dipendenti che tutto l'anno sono impegnati negli stabilimenti del Consorzio, si aggiungono circa 200 lavoratori stagionali.
Giorgia Cipelli
© Riproduzione riservata
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