Verona, Monza-Como o Brianza?
Un matrimonio che s’ha da fare, soprattutto per evitare di essere inglobati da qualche gigante (qualcuno si è già fatto avanti). Ma per il sì definitivo serviranno i tempi supplementari - si parla di tutto il mese di agosto e forse anche di una parte di settembre - per poter arrivare ad una valutazione compiuta sulle prospettive in campo. Protagonista di questa attività di indagine è Linea Group Holding, la multiutility del sud Lombardia partecipata dai Comuni di Cremona, Rovato, Lodi, Pavia, Crema ed altri minori con un giro d’affari superiore ai 600 milioni di euro. Questa mattina, presso la sede di Lgh, è in programma l’assemblea degli azionisti: all’ordine del giorno il dossier aggregazione ancora aperto che vede allo studio una possibile alleanza con Agsm Spa di Verona, 660 milioni di euro di ricavi nell’ultimo esercizio, con Acsm Agam S.p.A., multiutility quotata in borsa nata nel 2009 dalla fusione di Agam Monza e Acsm Como e infine con Aeb Spa (Ambiente Energia Brianza). Ma si esaminerà anche la struttura finanziaria di Lgh che si è recentemente rafforzata grazie ad un finanziamento da 50 milioni di euro. Tutto il mondo delle multiutility italiane (sono 396 le imprese di servizi pubblici locali associate a Federutility, ndr), è in grande fermento. In 4 anni, complice anche la crisi, i debiti delle utility sono aumentati del 58% mentre si sono ridotti al lumicino i dividendi per gli azionisti (cioè i comuni). Da qui l’avvio di una riflessione interna che dopo le grandi fusioni degli anni scorsi, sta portando i più a valutare la strada di un ulteriore colpo di acceleratore sul fronte delle aggregazioni. Nel caso di Lgh, in realtà, non è tanto la situazione dei conti a suggerire l’opportunità di un matrimonio (nell’ultimo esercizio i ricavi sono cresciuti dell’11% rispetto al 2011), ma la possibilità di raggiungere una massa critica superiore ed economie di scala importanti che oggi sono precluse. Già l’8 aprile scorso il presidente di Lgh, Alessandro Conter, proprio dalle colonne di Mondo Padano aveva sottolineato che «l’espansione va perseguita per ottenere una massa critica di mercato più rilevante» per evitare di «essere fagocitati da realtà che non riconoscerebbero il ruolo e l’importanza delle nostre province».
Proprio questo è il nodo che management e azionisti di Lgh saranno chiamati a sciogliere in tempi brevissimi. Valutando chi fra i veronesi, l’alleanza fra Monza e Como e la Brianza siano in grado di rispettare le caratteristiche peculiari di Linea Group Holding. Peraltro, non è detto che il matrimonio sia a due. Certo è che la sola unione fra Lgh e la multiutility veronese porterebbe alla nascita di un colosso da 1,2 miliardi di euro di fatturato, raddoppiando l’attuale potenza di fuoco di Linea Group. La dead line è rappresentata dal mese di settembre. Non dovesse andare in porto il matrimonio con uno di questi soggetti (la proposta del Cda dovrà poi essere sottoposta agli azionisti), resterebbero aperte altre due strade: da un lato l’attuazione di aggregazioni verticali su linee di business, dall’altro lo sbarco in Borsa per recuperare risorse fresche da destinare agli investimenti. Ma sia la prima che la seconda possibilità rappresenterebbero, oggi, due soluzioni di ripiego, cioè non tali da garantire a Lgh quel colpo d’ala che le dinamiche del mercato odierno richiedono.
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