«Con Trump
il multilateralismo
è finito»
«L’uscita degli Stati Uniti dall’accordo di Parigi e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità indicano che agli Stati Uniti di Trump del multilateralismo non interessa più niente. L’altra cosa che colpisce è che la parola Europa non è mai stata nominata, nemmeno una volta». Nella consueta intervista mensile rilasciata a Mondo Padano, Carlo Cottarelli si sofferma sui passaggi più importanti del discorso pronunciato da Trump in occasione del suo insediamento - ribaditi anche durante il suo intervento al vertice di Davos - e analizza anche le possibili implicazioni dei primi atti compiuti da presidente. Fra questi, appunto, l’ordine esecutivo che mette una pietra sopra al Green deal: «E’ la fine della politica di mitigazione ambientale e possiamo rassegnarci al fatto che il riscaldamento globale ci sarà. Avevamo già accumulato un grande ritardo, ma ora la decisione degli Stati Uniti offre la scusa a Cina e India per rallentare ulteriormente il processo di decarbonizzazione». Particolarmente significative sono anche le riflessioni dell’economista sull’Europa e sull’Italia, unico Paese dell’Unione presente il giorno del giuramento del presidente Usa: «Non credo che Trump desideri che Meloni parli anche a nome dell’Europa, proprio perché vuole dividere l’Europa. L’Italia, adesso, ha la possibilità di ottenere un trattamento privilegiato, ma non illudiamoci che questo ci avvantaggi nel lungo periodo: alla fine, muovendoci da soli, rischiamo di perderci perché, comunque, l’Italia è più piccola e più debole degli Stati Uniti. Possiamo ottenere qualcosa nell’immediato, ma il rischio è di diventare completamente dipendenti dagli Stati Uniti». Non particolarmente allegre appaiono, in un contesto globale di questo tipo, le prospettive di crescita dell’Ue: «Potrà aiutare, nell’immediato, l’ulteriore riduzione dei tassi di interessa da parte della Bce, ma stiamo tornando a livelli di crescita fra i più bassi a livello mondiale».
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