Il progetto è «nuovo», ma anche ricco di un passato lungo almeno 10 anni, il tempo dei due mandati da sindaco di Luciano Toscani, dal 1999 al 2009, quelli in cui «la città è passata da 13mila a 15mila abitanti» e aveva un «ruolo di traino di tutto territorio». Toscani torna in campo, lo fa col peso di un’esperienza solida e la freschezza di una lista che «va oltre i partiti, pur ricomprendendoli e, se governerà, ambisce a rappresentare tutti gli elettori, non una parte soltanto». A 59 anni, da Direttore amministrativo di una piccola azienda manufatturiera - il Calzificio Genny, 8 dipendenti, clienti 100% esteri - non si ricomincia per un “pallino”. Ci sono di mezzo due amori: quello per i figli e quello per la città.
Cosa l’ha convinta a tornare a correre?
«Casalmaggiore ha potenzialità enormi, ma si è spenta. In generale si avverte un senso di sfiducia verso le istituzioni che va interrotto. Sono stati i miei figli a spingermi. “Papà, guarda come si è ridotta la città. Da dove si può ricominciare a sistemare le cose?”. E’ una domanda che mi ha provocato. Io non posso che partire dal mio impegno. Per questo mi sono candidato».
Il Pd prima non credeva al suo progetto, adesso ne farte. Un matrimonio forzato?
«Sono uno dei fondatori del Pd, nel 2007 ero tra i mille delegati nazionali che hanno approvato l’atto costitutivo. Oggi è necessario un progetto politico nuovo, che non esclude i partiti, ma non si riduce a quelli».
Qual è il contributo che portano alla sua lista?
«I partiti che ci appoggiano non portano la loro bandiera, portano idee, persone, competenze. Nella mia lista sono rappresentate sensibilità politiche molto diverse, accomunate dalla disponibilità al confronto e dal desiderio di approfondire i problemi e cercare soluzioni condivise. Noi vogliamo, se vinceremo, una amministrazione che rappresenti tutta la città. In politica, quando vince una parte, l’altra si sente esclusa. Noi vogliamo rompere questo schema».
Questo allargamento a sensibilità politiche diverse non rischia di annullare l’identità del progetto?
«No, perché la nostra identità è quella di chi pensa che la politica sia partecipazione, conoscenza del territorio, tentativi di risposta e rappresentanza dei cittadini in tutti gli aspetti della loro vita. Noi non saremo quelli che rispondono “Non è di mia competenza”».
Allude a Bongiovanni?
«È diventata la sua espressione per dire: non (...)».
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