La crisi fra Russia e Ucraina e, in senso lato, fra Russia e Occidente ha visto intersecarsi questioni geopolitiche ed economiche. Fra queste, la dipendenza dal gas russo dei Paesi europei e, all’interno dell’Unione, dell’Italia, maggiormente esposta alle tensioni che hanno caratterizzato questa fase per la propria fragilità strutturale. Ma la Russia non è un parter importante “solo” per il gas. Se nel 2013 l’interscambio commerciale fra le imprese cremonesi e Mosca era dell’ordine dei 100 milioni di euro, oggi è più che raddoppiato. Purtroppo, le sanzioni imposte dall’Ue alla Russia per l’invasione della Crimea hanno drasticamente penalizzato i rapporti commerciali del nostro territorio e del nostro Paese. E la minaccia di nuove, pesantissime, sanzioni, in caso di attacco della Russia all’Ucraina, andrebbero a causare danni aggiuntivi. Senza contare che la Russia ha già imposto delle limitazioni alle esportazioni di fertilizzanti azotati, prodotti molto utilizzati anche dalla nostra agricoltura, con ulteriori pensanti ricadute sui prezzi, già fuori controllo. Ma quanto vale Mosca per le nostre imprese? Tanto: sono circa cinquanta le aziende del nostro territorio che operano stabilmente in Russia. Fra queste, alcuni dei nomi più blasonati dell’industria agroalimentare, come Auricchio, Zucchi, Decordi, Prosus, Holding Dociaria e della meccanica, come Gruppo Arvedi, Villa Scambiatori e Steel Color. Per queste imprese il mercato russo ha rappresentato uno sbocco economico strategico in continua espansione e un’area su cui puntare. Lo testimoniano i numeri dell’interscambio - rielaborati dalla Camera di Commercio di Cremona - relativi ai primi nove mesi del 2021, l’anno della ripresa dopo la pandemia, quando la provincia di Cremona ha importato dalla Russia beni per 208 milioni di euro e vi ha esportato per 49 milioni di euro, raggiungendo un interscambio di 257 milioni...
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