Durante gli ultimi mesi del 2021, che è iniziato sotto il buon auspicio dei vaccini e quindi con la speranza di tornare a consuetudini di socialità, tanti e vari sono stati i riconoscimenti a tutte quelle persone, alle cittadine e ai cittadini che chiamiamo Volontariato. Sarebbe ridondante citare tutte le personalità illustri; rimando solo al nostro presidente Sergio Mattarella e cito: «Il volontariato è una straordinaria energia civile che aiuta le comunità ad affrontare le sfide del tempo e le sue difficoltà. Rinsalda i legami tra le persone, è vicino a chi si trova nel bisogno, riduce i divari sociali, promuove l’accoglienza e la sostenibilità». Credo che sia sufficiente questa frase per capire sostanzialmente cosa significa essere volontari e di conseguenza agire azioni di volontariato (perdonate il gioco di parole).

In questo contesto è nata l’idea di promuovere una campagna transnazionale per riconoscere il volontariato come patrimonio (immateriale) dell’umanità e a livello di sistema CSVnet stiamo accompagnando questo progetto che si inserisce in un più ampio percorso di valorizzazione del volontariato perché il 2022 vedrà l’istituzione della prima capitale italiana del volontariato che sarà la città di Bergamo. A questo risultato si è arrivati, lavorando in sinergia con ANCI con cui CSVnet (il sistema nazionale dei centri di servizio) ha stilato un accordo per la scelta ogni anno, a partire dal 2022, di una Capitale italiana del volontariato fra le città e i territori che presenteranno la loro candidatura.  

Personalmente penso che i riconoscimenti siano importanti perché rientrano nelle azioni di advocacy che sono elemento oggi necessario anche nel Terzo settore; ma mi auguro che possano essere l’occasione di andare oltre la celebrazione, per avvicinare i giovani e la popolazione attiva nella rigenerazione della cultura della solidarietà e dell’accoglienza. Troppi i muri e le divisioni, ancora deboli i legami che si erano costruiti prima della pandemia ma anche durante la pandemia. La crisi sanitaria ha come sempre attivato la risposta spontanea, vivace e generosa; lo abbiamo toccato con mano in molti territori e contesti. Basta andare a rileggere gli articoli sulla stampa e le statistiche riportate dalle numerose indagini sociologiche: il volontariato ha risposto con abnegazione e creatività; sull’onda della emergenza, i giovani si attivano volentieri perché “fanno” , concretamente si misurano con la realtà, toccano con mano i bisogni, le fragilità, le miserie. Se vogliamo davvero che queste forze giovani e buone e belle, diano continuità alle loro azioni, è necessario che le associazioni strutturate di volontariato si ripensino coraggiosamente e siano disposte a cambiare, come ha detto Mario Alberto Battaglia, da 47 anni volontario dell'Associazione Italiana Sclerosi Multipla, di cui è stato presidente : La possibilità di coinvolgere i giovani c’è, però bisogna offrire un ambiente associativo che sia specchio della comunità, aperto ad attività diverse; non puoi pensare di avere i giovani facendo il tè delle cinque....


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Luisella Lunghi

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