Avete incominciato un miracolo, facciamo in modo di finirlo bene, ha detto papa Francesco - citando Manzoni - pochi giorni fa in apertura dell’incontro con medici e operatori sanitari della Lombardia, la regione più duramente colpita dalla pandemia da Covid-19. Gli “eroi dei nostri giorni” secondo il sentire comune, a “mani nude” contro un nemico sconosciuto e tremendo. Per giorni e giorni, settimane, mesi l’opinione pubblica si è “aggrappata” alla sanità pubblica, spesso così bistrattata, come all’ultimo baluardo, affidandole paure, angosce ma anche speranze. Angelo Pan, infettivologo e primario dell’Ospedale di Cremona, da «trent’anni - dice - lavoro orgogliosamente nella sanità pubblica, dal 1990 a fasi alterne a Cremona», ha vissuto l’emergenza coronavirus in prima linea. All’inizio di marzo, nei giorni più duri della pandemia quando ancora nessuna luce si intravvedeva all’orizzonte, era stato lui ad accogliere le telecamere di “Piazza Pulita” de “La7” nel reparto di terapia intensiva, le riprese sui quei poveri corpi lasciavano sgomenti, da allora nessuno avrebbe più potuto dire di non sapere. «Quelle immagini sono servite, servivano a noi e servivano agli altri Paesi a capire cosa stavamo vivendo. Come sanitari siamo abituati a vedere cosa succede in un reparto di terapia intensiva ma mai niente di paragonabile rispetto a ciò che si è verificato all’inizio della pandemia. Gli 8 posti letto più 2 in terapia intensiva si sono sestuplicati fino a diventare cinquantadue posti. Immagini forti ma la situazione era tale per cui dire “va tutto bene “ poneva il rischio di sottovalutare la realtà. No, bisogna sapere esattamente a cosa ci si trova di fronte per prendere decisioni adeguate. Non si possono non passare informazioni così fondamentali perchè la gente deve sapere, perchè la gente capisce».
A quattro mesi di distanza, il dottor Pan diventa uno dei simboli della ripartenza. Nella “Notte di luce” per il solstizio d’estate che ha illuminato piazza Duomo e l’intera città - dal titolo del programma che sarà trasmesso in luglio su Rai5 - lo potremo rivedere mentre racconta come ha vissuto, da medico e da uomo, i mesi della pandemia.
Dottor Pan, nell’era Covid, esperti e medici sono rincorsi ogni giorno dai mezzi di informazione. Lei in particolare come vive questo momento di notorietà?
«Faccio il medico, la mia dunque è una figura pubblica ma abitando in una piccola città la notorietà si percepisce in maniera modesta e quindi non c’è tanta differenza adesso rispetto a prima. Lavoro in ospedale, vado avanti e indietro in bicicletta, le persone che incontro sono un po’ sempre le stesse: oggi qualcuno mi ringrazia mentre pedalo e questo mette forza. Rilasciare interviste può essere una cosa positiva per il grande pubblico che ha diritto e deve essere informato. Purtroppo è vero anche che sono state dette un sacco di cose, spesso anche conflittuali....
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