Qui di seguito la relazione del Presidente, Renzo Nolli
Care cooperatrici e cooperatori, egregie autorità: è per me un dovere particolarmente gradito salutare cordialmente e ringraziare sinceramente per la vostra presenza qui con noi. Segno di vicinanza e di attenzione di cui vi sono davvero grato.
Oggi celebriamo la nostra assemblea di rinnovo cariche.
II mandato dura quattro anni. Potrebbe, quindi, sembrare normale partire da una riflessione su tutto ciò che è avvenuto o che abbiamo affrontato nel quadriennio appena trascorso. Ma siamo talmente immersi in percorsi e strategie che guardano al domani, che è proprio da questo che voglio iniziare.
A questa assemblea provinciale, seguirà al 16 di marzo quella regionale e nei primi giorni di Maggio quella nazionale. Ogni stagione congressuale è importante per un'organizzazione professionale qual’e la nostra, ma da ciò che vi dirò capirete come questa la si possa definire una vera e propria stagione costituente.
Tre anni fa c’è stata un’assemblea organizzativa nazionale che ha lanciato un segnale di svolta nel movimento cooperativo, per cogliere il valore e i doveri che derivano nel rappresentare ad oggi circa l’8% del PIL nazionale; ha evidenziato linee strategiche da perseguire, orientate al rafforzamento e alla modernizzazione della rappresentanza; ha delineato linee d’azione con al centro il servizio alle nostre cooperative associate. Tutto ciò ha prodotto effetti ad ogni livello della nostra organizzazione.
Cremona ne è un esempio. Dal primo Gennaio di quest’anno il nostro centro servizi ha dato avvio ad un processo di aggregazione con i centri servizi delle Confcooperative di Brescia, Mantova e Pavia che già era unito a Brescia. Scopi principali di questa aggregazione sono la volontà di seguire meglio le necessità delle imprese cooperative, soprattutto per quanto riguarda i cosiddetti servizi evoluti, che rappresentano un’esigenza crescente dei nostri soci; per garantire vicinanza alle imprese, perché per noi unificarsi non vuol dire smantellare ma, anzi, rafforzare la presenza territoriale; per mantenere un’offerta competitiva alle cooperative associate, migliorando efficienza ed efficacia anche per il tramite delle cosiddette economie di scala. La nuova struttura di servizio realizza questi dati: circa 1.000 cooperative raggiunte con delle prestazioni, oltre 4 milioni di euro di fatturato, 6 sedi operative, 66 dipendenti.
E’ stata un’operazione complessa e delicata, che ora avrà bisogno di qualche tempo per essere portata a regime, ma siamo convinti che sia la strada giusta. In questa scelta siamo stati confortati dal sostegno che ci avete espresso nell’assemblea del maggio scorso invitandoci a proseguire nella strategia intrapresa.
Altre operazioni di questa natura si stanno realizzando sul territorio lombardo e tutte quante sono ben accompagnate dal nostro livello regionale che sta dimostrando attenzione e sensibilità nei confronti del territorio.
Il prossimo quadriennio dovrà vedere compimento quell’Alleanza tra Confcooperative, Lega delle Cooperative e Associazione Generale Cooperative italiane (le tre centrali cooperative più rappresentative nel movimento cooperativo nazionale), che ha l’obiettivo di semplificare significativamente il quadro della rappresentanza, di rendere più forte e più strutturata un’organizzazione per le funzioni che deve svolgere in campo nazionale ed europeo.
Confcooperative è impegnata appieno a cogliere le mutazioni di un mondo che è cambiato e sta cambiando i suoi connotati sociali, economici, politici, geografici.
Se ciò ha certamente più valore e interesse per la nostra base sociale, è in questo che anche tutte le persone e le autorità presenti, non direttamente coinvolte nel movimento cooperativo, possono rintracciare elementi per comprendere la nostra modalità di rapportarci ai cambiamenti in corso.
Noi consideriamo giusto consolidare un processo di riforme ma, attenzione, non facciamo la banale o strumentale lettura che chi si dichiara a favore delle riforme è filo governativo e chi si lamenta delle riforme è contro il governo. Per noi essere per le riforme è innanzitutto il dovere di mettersi in discussione e riconoscere che ciascuno di noi doveva agire prima e meglio per correggere e riformare situazioni del proprio agire o della propria organizzazione. Anche confcooperative naturalmente è stata coinvolta nel dibattito e nelle scelte nei vari processi di riforma, di riorganizzazione istituzionale e di enti territoriali. Non ci piace l'approccio di coloro che gridano allo scandalo se Cremona perde una sede istituzionale e quindi invocano prove muscolari; ci dichiariamo invece tra coloro vogliono guardare al senso delle funzioni da riorganizzare e alla migliore efficienza delle stesse, più che al luogo dove viene collocata una sede. Vogliamo concentrarci su come semplificare le cose realmente e non sbandierarlo solo a parole per poi conservare lo status quo. In Italia questi processi non sono semplici, anche a causa delle tante incrostazioni, dove si sono annidati anche tanti interessi, ma dove si è spesso smarrito il vero senso del bene comune.
Non è che non abbiamo osservazioni critiche sui processi in corso. E’ necessario, però, vedere il tutto con un approccio diverso. Dove i confini amministrativi erano e sono una modalità organizzativa, non un dato immodificabile. Il mondo è cambiato molto e cambierà ancora e quindi è necessario riassestarci guardando prima la sostanza e poi la forma.
Questo vale nei ragionamenti sui riassetti delle province, delle camere di commercio o sulla questione di LGH e l’accordo con A2A. E’ necessario guardare con occhi nuovi alle necessità di queste operazioni, ma anche alle opportunità. Qualche forza politica ha di recente usato il termine privatizzazione dandogli un’accezione negativa, che noi non condividiamo nel modo più assoluto. Non si possono affrontare i cambiamenti con chiusure non comprensibili. Oggi ci è chiesto di uscire dal proprio particolare e di considerare le innovazioni in corso non con gli occhi di chi teme di perdere qualcosa, ma piuttosto con quelli di chi vuole orizzonti più ampi.
Noi riteniamo che oggi più che mai vada riscoperto il significato della parola cooperazione. Su questo argomento, illuminante è stato per noi l’incontro che tutta Confcooperative ha avuto con Papa Francesco il 28 febbraio scorso. Il Pontefice in un discorso sempre competente e concreto ci ha detto: “Non accontentatevi mai della parola “cooperativa” senza avere la consapevolezza della vera sostanza e dell’anima della cooperazione”. Ci ha quindi sollecitati ad esser più cooperativi e questo a partire dal recupero delle situazioni di maggior bisogno e dalle persone più in difficoltà. La cooperazione fa della valorizzazione delle persone la sua vera forza, ben sintetizzata sempre da Papa Francesco con parole semplici, ma efficaci: “C’è vera cooperazione quando uno più uno fa tre”.
Ho dichiarato che tutti devono essere autocritici e che è necessario cambiare. Noi ci stiamo provando. Certo, però, che è indispensabile anche la comprensione rigorosa di tutti dell’importanza di fare squadra, anche quando potrebbe sembrare che non ci siano benefici diretti. Voglio semplicemente dire che il senso di comunità, il senso civico e il senso di appartenenza, devono tornare ad essere più interiorizzati e più attuati. Nel mondo cooperativo, per esempio, le cooperative che risultano al ministero dello sviluppo sono circa 80.000, ma quelle aderenti alle organizzazioni sono circa 40.000. La metà. Intanto, però, tutto ciò che le organizzazioni ottengono nella loro funzione di rappresentanza è per tutti. La maggior parte di episodi di malaffare commessi da cooperative appartiene a quell’area di non aderenti ad alcuna centrale, anche perché meno controllate. Pur considerando che per ogni impresa l’adesione ad una organizzazione deve essere libera e volontaria, l’atteggiamento descritto rappresenta un problema serio. E’ un po’ simile al fenomeno dell’evasione fiscale: un cittadino beneficia dei vantaggi di vivere con una serie di servizi attorno a sè (strade, scuole, ospedali, illuminazione pubblica…), però non paga le imposte. E’ vero che magari le tasse sono troppo alte e che diversi servizi sono inefficienti, ma il rischio è che questi elementi diventino solo alibi per la propria coscienza e si tenda a tutelare solo i diritti. Ma non esistono diritti senza doveri e i doveri discendono da un processo serio di maturazione sia personale che delle società. E per società intendo anche le imprese e quindi anche le cooperative.
Mi sembra di essermi comportato come il mio parroco di quando ero ragazzo, che era solito rimproverare i presenti alla messa per i troppi assenti. Ma vi voglio invitare ad essere portavoce. Inoltre se poniamo lo stesso principio su una scala differente potrebbe interessare direttamente anche noi: impegniamoci ad accrescere il senso di appartenenza e della partecipazione attiva all’interno delle nostre cooperative. Ricordandoci che al centro di ogni cooperativa c’è sempre il socio.
Abbiamo allora bisogno di cooperative e di amministratori che abbiano queste consapevolezze, per avere un movimento più forte, che persegua quelle finalità sociali ed economiche, con quelle caratteristiche di partecipazione democratica, pluralismo economico, valorizzazione della persona prima che del capitale, che sono i capisaldi del nostro impegno, alla ricerca del rafforzamento del bene comune.
Anche questo fine abbiamo organizzato corsi di formazione per amministratori e cooperatori. In particolare per i giovani perché intraprendano con entusiasmo e coerenza un percorso cooperativo. Nei prossimi giorni appena espletate le formalità dell’assemblea, verrà inviata a tutte le associate una comunicazione con la richiesta di collaborare e a comunicarci i nomi dei giovani soci. Abbiamo infatti intenzione di costituire un gruppo intersettoriale di giovani cooperatori, che possa portare idee nuove mentre si prepara per affrontare il futuro. Qualche cooperativa lungimirante sta già operando per valorizzare i giovani. Vorremmo poter essere d’aiuto e di incentivo alle altre.
La cooperazione interpreta quindi il concetto di bene comune come un alto ideale e lo pratica quando l'agire della propria impresa serve per produrre risorse e valori che vengono redistribuiti a tutti i soci; lo ha praticato in questi anni di crisi anche quando non si sono prodotti utili e si sono utilizzate le riserve per evitare il più possibile di dimissionare i propri collaboratori o di applicare la cassa integrazione. I dati dimostrano infatti come la cooperazione sia il modello di impresa che ha utilizzato meno di tutti risorse pubbliche come quelle della cassa integrazione. Ciò vuol dire che il bene comune si ricerca non solo per i soci della cooperativa, ma anche per tutto il territorio in cui la cooperativa ha influenza. Perché il bene è comune se è veramente per tutti. Un’economia che non tenga conto del bene comune di tutti, a partire dai più deboli, è destinata nel lungo periodo ad implodere, come è avvenuto anche nella recente e perdurante crisi economica e finanziaria.
Ancora oggi stiamo fronteggiando i duri colpi della crisi anche se effettivamente, in questi ultimi mesi alcuni segnali di ripresa si percepiscono.
È' questo il momento di presentarvi qualche dato che può riassumere significativamente l'andamento della cooperazione cremonese, raffrontando l’arco temporale di un decennio. Analizzerò, con qualche considerazione, settore per settore:
FEDERABITAZIONE: il settore delle cooperative di abitazione è stato senza dubbio il più falcidiato dalla crisi economica. Avevamo tre consorzi aderenti a cui facevano capo 38 cooperative nel 2004, oggi abbiamo un solo consorzio e sono rimaste realmente attive solo 5 cooperative. Ha però rappresentato un validissimo strumento sia per dare la casa in proprietà a tantissime persone che altrimenti non avrebbero potuto acquistarla, sia nel recupero di aree urbane degradate (a Cremona per esempio, basta pensare all'area ex consorzio in via Magazzini Generali e all'area ex solai Varesi). Interessante oggi il tentativo di posizionarsi nel settore dell'housing sociale, per il quale riteniamo si possa fare evolvere il senso dell'abitare verso il concetto della cittadinanza integrata e responsabile
FEDERLAVORO E SERVIZI: anche questi ambiti della cooperazione sono stati duramente colpiti dalla crisi. Avevamo 19 cooperative e oggi sono 9; gli occupati erano 582 oggi sono circa 263 ed il fatturato superava i 22 milioni di euro mentre oggi è di circa 4,5 milioni di euro. È' un settore che lavora molto conto terzi ed in questi anni le imprese, in difficoltà, hanno favorito i propri occupati tagliando sulle commesse esterne. È però un settore che sta vivendo anche l'interessante esperienza di imprese che nascono dal l'impegno di lavoratori che si mettono in cooperativa per subentrare al fallimento della ditta in cui lavoravano. Ne annoveriamo con orgoglio due di questo tipo tra le nostre associate, nate in questi anni, e che stanno lavorando bene. È questo un settore da presidiare meglio, insieme ai sindacati, alle istituzioni e alle altre forme di impresa, per evitare abusi o sfruttamento del lavoro. Ci dobbiamo impegnare per renderlo effettivamente luogo che regolarizza il lavoro, anche quando è meno professionalizzato.
FEDERCULTURA TURISMO E SPORT: in questo caso le cooperative erano 10 nel 2004, oggi sono 9, i dipendenti erano 38, oggi sono circa 50; il fatturato era di 2 milioni e trecentomila euro oggi è di circa 5 milioni di euro. Se dal punto di vista numerico i valori sembrano modesti, risulta, invece, un ambito molto interessante, specie per alcune particolarità' proprio del nostro territorio: ad esempio le canottieri in forma cooperativa come la Eridanea a Casalmaggiore e le cooperative S.Zeno e Stradivari a Cremona. La cooperativa campeggiatori che, solo per merito dei volontari, svolge un ruolo davvero rilevante per la presenza turistica a Cremona. Da questo settore possiamo prendere spunto, tutti quanti, per riconsiderare l'importanza e la necessità della cultura, della ricreazione, del turismo per un benessere generale della persona e quindi della collettività. Ne abbiamo già parlato più volte, ma il tentativo potrebbe essere quello di considerare anche la qualità della vita nei valori riconosciuti per la formazione del PIL.
FEDERCONSUMO: è un settore con solo tre cooperative e in riduzione, ma anch'esso ha rappresentato l'esperienza di comunità operose. Stiamo lavorando perché questa esperienza non venga dispersa rilanciando una cooperazione di comunità, attorno a temi nuovi come quelli dell'energia e di tutela dei consumatori.
FEDAGRI: certamente l'agroalimentare nella nostra realtà è un settore di enorme valore e di grande prestigio. Perché i numeri parlano chiaro, lo è per il valore delle produzioni e dei marchi, per l’attività di export molto rilevante, per il beneficio che dà al territorio e ai propri soci attenuando le gravi difficoltà attuali dei mercati agricoli. Il loro numero è diminuito passando dalle 42 nel 2004 alle 30 di oggi, ma gli occupati sono significativamente cresciuti da 1.300 nel 2004 a quasi 1.800 di oggi; il fatturato è poi il dato più rilevante infatti è passato da 585 milioni agli attuali 1 miliardo e 200 milioni di euro. L'incremento è certamente dovuto in primis a cooperative come Latteria Soresina che ha completato di recente l'acquisizione di Latte Milano; il Consorzio Casalasco del Pomodoro che ha incorporato l'ARP di Piacenza; la Plac che si aggiunge a Soresina e Consorzio del Pomodoro nella crescita sui mercati esteri e nei prodotti confezionati; per le collaborazioni avviate tra Latteria Ca de Stefani e Pizzighettonese; per la PRO-SUS che rimane un baluardo della cooperazione nella macellazione suinicola e ancora vuole crescere; per il Consorzio Agrario punto di riferimento per i servizi agricoli nell'intera Lombardia e anche oltre; per la Cooperativa Iris che ben presto avvierà il nuovo pastificio con grandi ambizioni nella produzione biologica; ma poi anche per le cooperative minori nei numeri, ma dal grande rilievo per le funzioni che svolgono, fino alle più recenti cooperative nate nel settore del biogas. Per il valore dell'agroalimentare nella nostra provincia mi sento di lanciare una provocazione: oggi molte amministrazioni dichiarano a grande voce: "Basta consumare suolo". Ma perché non si dice che in realtà bisogna riconsegnare suolo all'agricoltura. Questo farebbe bene ad un settore che è strategico per ogni comunità, farebbe bene all'ambiente e aiuterebbe a ricostruire un paesaggio utile al benessere delle persone e delle famiglie. Certo il problema è quello di chi oggi possa caricarsi dei costi per ripristinare, ma almeno iniziamo a ragionarci e a recuperare anche qui il senso di futuro e di una terra non depredata da consegnare alle generazioni che verranno.
FEDERSOLIDARIETA’ e FEDERAZIONE SANITA’: Federazione Sanità è il settore di più recente costituzione in Confcooperative. L’origine di quest’ultimo settore si deve alla necessità di intervenire dove il sistema di assistenza nazionale sta arretrando e si sta riorganizzando, recuperando un concetto di antico delle cosiddette “mutue”. Certamente, un ambito come quello sanitario, con il carico di delicatezze che si porta, deve saper vedere nella cooperazione e quindi in imprese a responsabilità diffusa, un bene ed una tutela per l’intera collettività.
Per quanto riguarda più in particolare le cooperative sociali dobbiamo continuamente aver presente le caratteristiche che le contraddistinguono. Vi sono infatti le cooperative che inseriscono nel mondo del lavoro soggetti svantaggiati (oltre 200 nelle imprese della nostra provincia). La crescita di una civiltà si contraddistingue anche, dall’inclusione che attua a partire da chi può di meno. L’inserimento lavorativo significa che quella persona in difficoltà, che ora lavora, non è più a carico della collettività, ma un produttore di reddito. Penso capiate tutti il valore sociale ed economico di questa realtà.
Altro grande ambito della cooperazione sociale è quello socio-educativo e socio-assistenziale dove operano tante nostre cooperative che si occupano di assistenza agli anziani, a minori e giovani, a portatori di handicap e a persone con varie tipologie di difficoltà. In questo caso i numeri parlano chiaro, è un settore che è cresciuto costantemente come fatturato, come numero di lavoratori e come numero di imprese. Ha subito consistenti contraccolpi con il perdurare della crisi, ma ha saputo reagire, sia differenziando la propria offerta di servizi, sia rendendosi più protagonista nella progettazione e realizzazione di interventi nell’ambito delle politiche sociali. Ulteriore particolarità di questo settore è che registra due primati nel mondo delle imprese in generale: il più alto tasso di scolarizzazione tra i propri operatori e il più alto tasso di presenza femminile sia tra le persone occupate che tra gli amministratori.
Per questo tipo di imprese segnaliamo l’importanza innanzitutto di un migliore e innovativo rapporto con la pubblica amministrazione (che rimane il primo attore di politiche sociali). Perché le cooperative sociali sono portatrici di capacità progettuali, in presa diretta con il bisogno sociale e capaci d’intervento immediato e competente. Caratteristiche che sono, o dovrebbero essere, imprescindibili per chiunque desideri svolgere una seria ed efficace azione nel campo della prevenzione e dell’intervento sociale.
Tra cooperative sociali e sanitarie siamo passati da 48 nel 2004 alle attuali 59; gli occupati erano 1.100 oggi sono 2.600 e il fatturato aggregato era di poco oltre i 21 milioni di euro, mentre oggi è di 60 milioni di euro.
FEDERCASSE: le BCC erano 6 nel 2004 oggi sono 4, gli occupati erano 350 oggi sono 430, i soci 12.415; la raccolta diretta è circa 1 miliardo e 849.000 milioni di euro, mentre gli impieghi equivalgono a circa 1 miliardo e 515.000 milioni di euro; 241.537 euro i fondi propri e come codice di solidità il tier 1 ratio è 17,37 medio. È' un settore che si sta riformando e che cerca di darsi una dimensione più solida e strutturata, rinnovando il legame con il territorio, con la gente e con le imprese specie quelle piccole e medie. Sono banche che per la loro dimensione cooperativa in questi anni non hanno fatto perdere il loro impegno al sostegno di soci e clienti e che, a volte proprio per questo comportamento positivo, hanno dovuto subire svalutazioni rilevanti. Ora, anche spinte da un’autoriforma societaria e normativa ampiamente annunciata, ragionata in collaborazione con la Banca D’Italia, il Governo e il sostegno di Confcooperative, cercano di rafforzarsi, consolidando i patrimoni e ricercando economie di scala. Così noi guardiamo con favore i lavori per una aggregazione tra la Cassa rurale dell’Adda e del Cremasco con la BCC di Caravaggio; lo studio di un piano per l’incorporazione della BCC di Castel Goffredo in Banca Cremonese; e gli approcci di Banca Cremasca con la BCC di Postino e Dovera.
Guardando quindi nel complesso tutte le associate, si nota un calo numerico dovuto principalmente alla messa in liquidazione di cooperative, ma al contempo abbiamo ricevuto segnali importanti con la nascita di nuove cooperative di cui alcune molto significative come per esempio una cooperativa nel settore della liuteria, mai fino ad oggi c'era stata una impresa cooperativa in questo settore; una tutta al femminile con scopi finalizzati al sostegno dell’imprenditoria in rosa; le già citate due cooperative nate per l'impegno dei lavoratori a subentrare nel fallimento dell'impresa in cui lavoravano; ed anche tre cooperative fra medici.
Ma sto anche pensando a quella meritoria azione di cooperative che al di là delle tante chiacchiere in tema di immigrazione, stanno praticando accoglienza volta ad una seria integrazione e quindi intervengono nell'emergenza, ma costruiscono futuro. Se l'Europa vorrà progredire, probabilmente, dovrebbe meglio guardare a queste esperienze concrete di inclusione sociale, di valorizzazione economica, di costruzione di convivenza civile.
La cooperazione nella storia, ma come vi ho appena evidenziato anche oggi, continua a saper coniugare con grande naturalezza il valore del pluralismo con quello dell’economia.
Siamo a svolgere l'assemblea di Confcooperative e quindi evidenzio caratteristiche positive del fare cooperazione, ma siamo consapevoli di come questo strumento societario possa essere usato male. Purtroppo di recente vi sono stati episodi di cooperative coinvolte in vicende di delinquenza o di sfruttamento o comunque con comportamenti negativi.
I primi ad essere danneggiati da questi episodi siamo proprio noi e le tante cooperative serie. Spesso i mass-media in questi casi abusano del termine cooperativa. Non mi risulta che se fosse un altro genere di impresa a compiere un reato ne venga citata la forma societaria, ma si cita il nome dell'impresa, per noi invece si generalizza sempre parlando solo di cooperative e rischiando così di fare di ogni erba un fascio. Forse per superficialità, oppure a volte con malizia. Ma è vero anche che da noi, al contrario di altre forme societarie, ci si aspetta almeno l’onestà e la correttezza, in caso contrario diamo scandalo. Abbiamo messo in campo tante iniziative per difenderci, tutelarci, differenziarci da chi non rispetta le regole. A questo proposito voglio ringraziare i tanti di voi che hanno firmato la nostra proposta di legge popolare per contrastare le false cooperative: abbiamo raggiunto il doppio delle firme necessarie. Quel tipo di cooperative fanno dumping alle nostre cooperative, e allora chiediamo un patto ancor più forte con le istituzioni per contrastarle. In ogni caso Confcooperative non vuole rappresentare e non rappresenterà imprese che, con strumenti meno che corretti, non intendono mettere in pratica l’economia dell’onestà, fondamento dei principi cooperativi.
Prima di avviarmi alle conclusioni dichiaro un rinnovato impegno della cooperazione che si dimostra strumento di grande modernità. Questo strumento allora vogliamo usarlo per assolvere dei compiti. Sono ancora troppe le persone senza lavoro; troppi gli esclusi e i poveri; troppe le comunità con pochi servizi ; troppe le decisioni strategiche orientate dalla finanza speculativa. Sappiamo che le imprese italiane in genere e la cooperazione in particolare, devono darsi dimensioni più adeguate, sostituire indebitamento con capitalizzazione, innovare, internazionalizzare e ricominciare ad investire. Non solo non faremo mancare il nostro contributo in tutto questo, ma lo vogliamo fare da protagonisti anche sulla scorta del fatto, come le più recenti analisi stanno a dimostrare, che proprio in questi anni di lunga crisi, le cooperative hanno contribuito di più ai conti pubblici, pagando più imposte e contributi, mentre le altre società di capitali riducevano il loro apporto.
Per chiudere e dovendo esprimermi su un mandato che finisce e uno che deve aprirsi voglio essere sincero dicendovi che non era mia intenzione ricandidarmi, per questioni personali e per essere coerente con il nuovo statuto che sancisce nuovi obblighi per assicurare il ricambio nei vertici. Ma come ampiamente detto nella mia relazione, proprio in questo periodo stiamo avviando l’operazione importante e complessa di integrazione dei centri servizi delle Confcooperative di Cremona, Brescia e Mantova. Ragionando quindi sia con i colleghi presidenti delle altre province, sia con il mio consiglio, mi è stato richiesto l’impegno di completarne la fase di avvio. E’ per questo motivo, che accetto di proseguire ancora per qualche breve tempo e nel frattempo vedremo di far maturare qualche disponibilità per un subentro che certamente sarà portato all’approvazione di una nuova assemblea.
Colgo questo momento per dirvi di tutta la stima che porto nei confronti del consiglio in scadenza, che mi è stato sempre assolutamente vicino, di cui ho sempre sentito il sostegno. Voglio ringraziare uno per uno i consiglieri per il tempo e l’affetto che ciascuno ha voluto e saputo esprimere a questa organizzazione: Anna Baldrighi, Silvia Corbari, Grazia Fioretti, Simona Scandelli, Enrico Cerri, Riccardo Gaboardi, Leonardo Locatelli, Giorgio Merigo, Roberto Oliva, Paolo Paroni, Paolo Salomoni, Marco Sartori, Alberto Scaravaggi, Francesco Spotti e Libero Stradiotti. Una lista verrà poi presentata e so che alcune persone hanno deciso di non ricandidarsi: tre consiglieri, di tre settori diversi, con storie differenti, tutti sinceri cooperatori. Riccardo Gaboardi impossibilitato a proseguire per questioni di salute e per questo vogliamo ancor più essergli vicini almeno col pensiero; Francesco Spotti come scelta di turnover, che ha sempre assicurato e vogliamo lo faccia ancora, sia contributi che disponibilità. Silvia Corbari che ha prima avviato un ricambio nella sua cooperativa e ora desidera farlo anche in confcooperative: preoccuparsi di creare ricambio e di prepararlo è sicuramente un grande merito.
Grazie anche al collegio dei sindaci nelle persone del dottor Domenico Sorrentino, Rag. Federico Manara, Rag. Daniele Zanotti, professionisti seri, rigorosi, collaborativi e di grande disponibilità.
Grazie infine a tutti i dipendenti e collaboratori della nostra organizzazione che rappresentano il motore di ogni attività, iniziativa, servizio che noi eroghiamo o che organizziamo. Oggi sono tutti qui, per far funzionare bene quest'assemblea che ha avuto un iter complesso e impegnativo e quindi li ringrazio davvero tutti, uno per uno, ciascuno per il suo ruolo e per quanto gli è stato richiesto: Alessandro, Claudia, Cristina, Filomena, Francesca, Laura, Paola, Patrizia, Silvia, Sonia, Teresa con l’abile regia di Annarita e di Andrea.
Un saluto ancora a tutte le autorità presenti ed infine un saluto e un invito a tutti i cooperatori. Confcooperative nei fatti è una cooperativa e come tale deve contare sull’apporto e sull’impegno di tutti. Non vivete l’organizzazione come qualcosa d’altro e cercate di trovare il modo perché ciascuno dei vostri soci sappia e comprenda l’importanza di far parte di un movimento. Confcooperative e le cooperative esistono e possono far bene più facilmente se ci sono e vengono coinvolti i soci e se i soci credono che la loro cooperativa oltre al proprio lavoro sta svolgendo una missione per la società.
Grazie
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