«Non entro nel merito del prezzo sottoscritto fra alcuni sindacati agricoli e la rappresentanza industriale, anche se non posso non sottolineare
che se avessimo chiuso l'accordo a fine luglio in Lombardia, applicando la tabella indicizzata che poi il governo ha fatto propria, oggi avremmo un accordo a 38,5 centesimi, senza bisogno di ricorrere ai fondi pubblici, che avrebbero cosi' potuto sostenere anche la crisi della suinicoltura e delle carni bovine. Se gli allevatori sono contenti, sta bene anche a me».
Lo ha detto l'assessore all'Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, intervenendo al dibattito sul tema "Quale Agricoltura", organizzato al Teatro Verdi di Buscoldo dal Comune di Curtatone. All'incontro erano presenti anche il senatore Luigi Gaetti, vicepresidente della Commissione Agricoltura al Senato, e l'on. Marco Carra, della Comagri alla Camera dei Deputati.
«Non sono le istituzioni che devono decidere un prezzo, ma il mercato - ha spiegato Fava -. Quello che abbiamo cercato di fare e' stato individuare un metodo di rilevazione delle oscillazioni e dei pagamenti del latte".
Piu' precisamente, l'obiettivo di Palazzo Lombardia era "individuare un sistema impostato sul valore del prodotto trasformato che, con le produzioni casearie Dop che caratterizzano la destinazione di oltre la meta' del latte Made in Italy, avrebbe consentito una maggiore remunerazione della materia prima alla stalla. Invece, forse perche' qualcuno aveva altri piani, dopo aver condiviso le parti in causa tutto l'iter tecnico, il tentativo di fare il prezzo in Lombardia e' sfumato perche' il governo ha deciso di convocare il tavolo nazionale».
«Gli allevatori si troveranno a negoziare il prezzo del latte in una fase di incremento produttivo, con prospettive difficilmente di rialzo. Sara' difficile chiudere positivamente, temo - ha concluso Fava -. Purtroppo, da alcuni soggetti avremmo voluto maggiore lungimiranza, per salvaguardare un settore in crisi come quello del latte».
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